La seconda lettera inedita di Tucci ad Andreotti per la spedizione del 1948 in Tibet
Se dunque una iniziativa, sulla quale una serie di circostanze ha portato l’attenzione degli ambienti scientifici internazionali, può esser condotta a compimento il merito è tutto Suo. Io Le sono grato non per me ma per gli studi che coltivo e che in tal guisa, continuando una tradizione antica dal tempo del Desideri e del Beligatti, restano privilegio degli italiani.
Inglesi, tedeschi e francesi si assicurarono l’esplorazione scientifica della Cina occidentale e dell’Asia centrale, i francesi hanno il monopolio delle indagini archeologiche in Afganistan. A noi potrà restare assegnato il Tibet, uno dei paesi di più difficile investigazione: e ciò naturalmente accrescerà, in Oriente, prestigio alla scienza italiana.
E tutto questo si deve a Lei che ha compreso ed incoraggiato e reso possibile la mia iniziativa.
Io conto di partire il 25 febbraio: La so occupatissima: ma prima di lasciare l’Italia desidero, sia pure per brevissimo tempo, incontrarLa ed esprimerLe di persona la mia gratitudine.
[...] Il bel capitano pupone romano de Roma, puro talento calcistico e talento mediatico da vendere, sorridente e scanzonato, finto fesso amato da Andreotti, fortunato, ricco e felice, pubblicità per l'UNICEF, marito innamorato di una splendidida donna, portatore di valori sani e mito per migliaia di ragazzi, insomma, questo coacervo di virtù personali e sportive, ha dato uno spettacolo assai squallido di sé. [...]
[...] Ancora giovane, Tucci ricevette premi e riconoscimenti da tutte le parti del mondo. Fra questi, il 2 giugno 1953, l'onore di Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana. La proposta di conferimento era venuta dal suo protettore,Giulio Andreotti, che pochi giorni dopo ringraziò: [...]